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Siglato l'Accordo Interconfederale sul Lavoro Agile

Il 25 febbraio 2021 è stato sottoscritto l’Accordo Interconfederale Nazionale per la Regolamentazione del Lavoro Agile, ad opera di Cifa e Confsal. Tale accordo rappresenta una novità sul territorio nazionale, dettando i principi generali a cui le aziende potranno far riferimento per l’introduzione e la gestione dello smart working, al di fuori dello stato emergenziale.

Foto di Salvatore Vigorini

Tale progetto, portato avanti anche con il contributo del Centro Studi InContra, pone le sue fondamenta nei dati raccolti attraverso l’Indagine sullo smart working 2020: capire il presente per progettare il futuro, promossa dalla confederazione Cifa, dal sindacato Confsal e dal fondo interprofessionale FonARCom e condotta dal Centro Studi, a cui ha fatto seguito un attento e approfondito studio della disciplina in materia di lavoro agile.

Di seguito quanto espresso dal Presidente InContra, Salvatore Vigorini, sui contenuti dell'Accordo appena sottoscritto.

 

Presidente Vigorini, è soddisfatto del lavoro intrapreso?

Noi del Centro Studi InContra siamo molto felici che il lavoro condotto in questi ultimi anni, indagando e approfondendo dal punto di vista scientifico e tecnico la Digital Transformation e i cambiamenti organizzativi, abbia contribuito al raggiungimento di questo importante risultato. Riteniamo che l’Accordo sul Lavoro Agile di Cifa e Confsal rappresenti un punto di svolta verso l’innovazione dei modelli del lavoro. La necessità, già da tempo avvertita, di introdurre nuovi modelli organizzativi attraverso l’adozione delle tecnologie digitali, ha trovato terreno fertile nella comparsa dello smart working “forzato”. Ora appare chiaro come i sistemi contrattuali e di relazioni industriali siano chiamati ad accogliere e guidare questa evoluzione, affinché i suoi vantaggi non vengano persi ed i suoi punti d’ombra vengano correttamente definiti. È una missione di primaria importanza.

Quale contributo ha dato InContra?

Il nostro lavoro è focalizzato, ormai da diversi anni, su attività di studio e ricerca nell’ambito delle relazioni tra nuove tecnologie e nuovi modelli organizzativi, un campo che ci ha portati ad istituire anche un Tavolo Tecnico di Confronto Nazionale delle aziende e dei professionisti del settore ICT, grazie al quale abbiamo portato avanti l’obiettivo di comprendere l’evoluzione delle attività economiche in questo specifico settore. Ciò che abbiamo costruito in questi anni si è rilevato particolarmente utile a seguito dell’improvvisa accelerazione della trasformazione digitale e ci ha consentito di offrire al sistema confederale delle chiavi interpretative del fenomeno che si sta strutturando davanti ai nostri occhi con lo smart working, anche nella sua forma “emergenziale”. Ora vogliamo continuare a sostenere il sistema confederale Cifa nel suo intento di dar voce ad una nuova idea di lavoro.

Qual è questa idea?

Devono essere promosse le esperienze di partecipazione organizzativa, ossia la possibilità per i lavoratori di collaborare e partecipare alle scelte organizzative. È un tema di attualità anche se bisogna dire che non è un tema nuovo. Se n’è iniziato a dibattere con la crisi del modello fordista, che relegava la grande maggioranza dei lavoratori a mansioni meramente esecutive. Nonostante la sua lunga storia, la partecipazione organizzativa non ha ancora trovato piena voce ed oggi, con le grandi svolte produttive, tecnologiche e sociali che si sono verificate, riemerge prepotentemente. Difatti, diviene sempre più importante negli ambienti di lavoro basati sulle conoscenze dei lavoratori, i cosiddetti “knowledge worker”.

Dunque, si tratta anche di una nuova idea di lavoratore?

Soprattutto. Anche i lavoratori dipendenti sono ormai dei veri e propri professionisti con livelli di maturità elevati, che necessitano di maggiore autonomia nella gestione degli spazi, dei tempi e degli strumenti. Continuare a considerare la prestazione lavorativa unicamente sulla base del rapporto tra ore lavorate e retribuzione, è obsoleto e controproducente. Bisogna allentare gli schemi del rapporto di lavoro subordinato, puntando all’efficienza e al benessere dei collaboratori. In questo la bilateralità può svolgere un ruolo strategico, come Cifa e Confsal dimostrano. La contrattazione è il principale attore di cambiamento.

Crede che la contrattazione Cifa-Confsal stia davvero rivoluzionando l’idea di lavoro subordinato?

Penso che l’Accordo Interconfederale Nazionale sul Lavoro Agile ne sia la prova. In esso viene presentato non solo un modello organizzativo realmente “agile”, ma anche una nuova filosofia del lavoro. Entro i limiti dettati dalla legge, Cifa e Confsal sono riuscite a dare ampio spazio a proposte innovative, lasciando poi l’onere alle aziende di trovare le soluzioni migliori per introdurre tali proposte nella loro specifica realtà imprenditoriale.

Vuole citarci alcune di queste proposte?

Innanzitutto, nell’elaborare il neonato Accordo, Cifa e Confsal hanno interpretato il lavoro agile come un piano organizzativo strutturato, andando oltre il patto individuale che coinvolge il singolo lavoratore. Inoltre, l’Accordo crea i presupposti affinché la prestazione lavorativa in modalità agile sia caratterizzata da una reale autonomia e flessibilità spazio-temporale, pur non modificando il regime orario applicato al lavoratore e nel rispetto degli orari massimi di lavoro stabiliti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. È un obiettivo ambizioso, ma non per questo irraggiungibile.

Come viene data questa flessibilità?

Per quanto riguarda il luogo per lo svolgimento della prestazione lavorativa, l’Accordo non prevede nessun vincolo reale, se non quello di scegliere luoghi idonei, che consentano di lavorare in condizioni di sicurezza e nel pieno rispetto della privacy e della sicurezza aziendale. Rispetto all’orario, l’Accordo prevede che il dipendente possa prestare il proprio lavoro all’interno di un’ampia fascia oraria, organizzando autonomamente le attività lavorative, anche in relazioni alle proprie esigenze di vita. Allo stesso tempo, per garantire un adeguato coordinamento con il resto dell’azienda, il dipendente dovrà concordare con il proprio diretto responsabile una o più fasce orarie in cui è tenuto ad essere raggiungibile e contattabile.

Si tratta, quindi, di un orario di lavoro basato sulla fiducia…

Sì, l’obiettivo è quello di mettere in primo piano il valore apportato dall'attività del lavoratore e non la durata temporale della sua prestazione. Del resto, i capisaldi dello smart working sono la fiducia, la responsabilità diffusa e la flessibilità. Per questo l’Accordo prevede di individuare, a livello aziendale, obiettivi puntuali e misurabili per ciascun lavoratore agile e di corrispondere, al raggiungimento degli stessi, appositi premi di risultato, avvicinandosi ad un modello realmente gestito per fasi, cicli e obiettivi, come previsto dalla legge. L’Ente Bilaterale EPAR entrerà in gioco per supportare le aziende in questo percorso, monitorando inoltre i risultati raggiunti su base nazionale. Ciò favorirà la diffusione e valorizzazione delle best practices, supportando l’aggiornamento delle politiche in materia di lavoro agile.

È previsto anche un sostegno concreto per i lavoratori, per approcciarsi correttamente al lavoro agile?

Quello che abbiamo descritto, all’inizio, può sicuramente destabilizzare i lavoratori. Associare il proprio lavoro al raggiungimento di risultati conseguibili in remoto, in autonomia e senza supervisione diretta, richiede ai lavoratori di aprirsi a un grande cambiamento culturale. Sostenerli è d’obbligo per il successo del progetto e per questo l’Accordo prevede che le iniziative di lavoro agile siano precedute da apposite attività formative, volte ad accompagnare le persone in questa diversa modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Inoltre, una peculiare attenzione è stata data al diritto alla disconnessione, a cui le Parti hanno dedicato una specifica sezione, rimarcando la necessità di salvaguardare l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa e prevedendo l’obbligo di predisporre misure tecniche ed organizzative idonee a garantire i necessari tempi di riposo e di “sconnessione” dalle strumentazioni tecnologiche.

PER LEGGERE E SCARICARE IL TESTO COMPLETO DELL'ACCORDO, VAI SU CIFAITALIA.IT E COMPILA L'APPOSITO FORM.

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